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Trasloco

Ta-da-da-daaaaaaan! (incipit della 5a sinfonia di Beethoven, comunemente utilizzato per introdurre effetti di stupore).

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Simpatici sfottò

Sabato sera, su un autobus nel centro di Roma che sta facendo un giro lunghissimo per tornare dall’EUR a Piazza della Repubblica.
Siccome ci siamo portati dietro il Tuttocittà, io e Alka ci organizziamo nel tal modo: io leggo le piastrelle coi nomi delle vie, e lui segue il percorso sulla cartina (sì, lo so, vi capisco. Ma che volete, ci si diverte anche così, noialtri).
Tutte le piastrelle sono di pietra bianca, con i nomi incisi. Alla luce della sera a volte si fa fatica a leggere.
Ade: Via… I laziali… Da… Roma… Mah! Che erano i Laziali da Roma, una famiglia?!
Alka, irritato ma ironico: se se ne vanno tutti i laziali da Roma, ci rimangono solo i tifosi di una squadra che manca poco va in B…

Ci ho messo diversi minuti a capirla. Ma sono tuttora convinta che abbiano fatto veramente un lavoro a regola d’arte: una formella praticamente autentica. Difficile capirla alla prima, per chi non è laziale o romanista…

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Musica in pendant

Premettendo che non sopporto né Bruno Vespa né il suo talk-show, nella puntata di stasera è andata in onda, in apertura, una carrellata di immagini delle zone terremotate. Dall’alto di un elicottero il video testimoniava la distruzione, la tragedia di case, quartieri, paesi cancellati dalla forza della natura (nonché dalla imperizia di progettisti e costruttori). Il sottofondo musicale era la Sarabanda di Georg Friederich Haendel, già onorevolmente nota con la celeberrima scena strappalacrime (e non lo dico con ironia, perché ci ho pianto per davvero), di Barry Lyndon (3:35, corteo funebre).

Stasera ho avuto la conferma che questa musica rappresenti la suprema rappresentazione del dolore su pentagramma.
Chissà Haendel che tragedie deve aver vissuto?! O forse era il più felice di tutti, invece: d’altra parte Mozart ha scritto Il flauto magico mentre versava in miseria, malattia, a un passo dalla morte.

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Ubi maior

L’avete visto il film Agente 007 – Casinò Royale? Il film è veramente una figata, almeno al cinema (visto due volte, lo ammetto). E la colonna sonora è ancora più bella, cantata dal grande Chris Cornell. E’ stata un tormentone personale per molto tempo. Quanto è bravo Chris Cornell!

Ecco, adesso stavo guardando Agente 007 – Quantum of solace. Il film ancora non so se e quanto è bello, ma la colonna sonora è questa.

Questo Jack White è così un genio che giustamente è tuttora in gran parte incompreso. E’ troppo difficile da canticchiare, c’è troppo poco ritmo in queste canzoni, troppo spigolose, imprevedibili. E questa è una tra le più commerciali ovviamente.

Chris, ti voglio bene eh, ma per me a questo giro ti hanno un po’ mangiato la pappa in capo.

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Incontri surreali

Stavamo passeggiando sull’argine del fiume con Snoopy, erano circa le 15:30. Vediamo da lontano una comitiva di "passeggiatori" come noi che ci vengono incontro. Tra di loro c’è anche un cane, un barboncino nero, e ovviamente veniamo a trovarci nella situazione in cui Snoopy e il barboncino si annusano, si studiano, si salutano. Accanto al barboncino c’è una ragazza, che io non osservo ma vedo solo di sfuggita, poiché sto osservando il barboncino.

Ragazza (guardando Snoopy): uuuuh, bellinooooo!
Poi, come fra sé e sé, con tono di chi sta riconsiderando un po’ tutto, aggiunge: io, pigiama.

Allora alzo gli occhi per guardarla: è la Linda. Indossa il pigiama a maniche lunghe e a pantaloni lunghi. Ha tirato su le maniche fino ai gomiti, e le gambe fino ai ginocchi. Indossa inoltre gli zoccoli bianchi da ospedale.
Ci riconosciamo, ci abbracciamo, ci baciamo.
Ade: Linda! Ma che fai? Potevi metterti una tuta, no?!
Linda: eh, mi sono svegliata che stavano partendo per la passeggiata, mi hanno detto: vieni anche te, e sono andata così.

C’aveva ragione pure lei.

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Pubblicato su www.sullanotizia.com – Piano Casa: alcune nozioni fondamentali

Il Piano Casa
è la novità più "chiacchierata" tra le iniziative del governo o, si fa
prima e meglio a dire, del Presidente del Consiglio. Vediamo di
spiegare ai digiuni di urbanistica quali sono i presupposti e gli
obiettivi, nonché alcune eventuali conseguenze.

C’è
da sapere innanzitutto che l’iniziativa edilizia in Italia è permessa
attraverso due principali strumenti alla portata del cittadino: il Permesso di Costruire e la Denuncia Inizio Attività Edilizia
(questi i nomi dati dalla Regione Toscana dove vive chi scrive, nel
resto d’Italia può variare il nome ma la sostanza è simile).

Con
la DIAE si fanno ormai la gran parte degli interventi medi e piccoli:
il cittadino interessato consegna all’Ufficio Tecnico del Comune in cui
si svolgeranno i lavori una serie di documenti in cui illustra cosa
intende fare. Entro 20 giorni l’UTC può sorteggiare la pratica e
visionarla, per eventualmente avanzare richieste su integrazioni,
chiarimenti, oppure per dichiararsi contrario poiché viene violata
qualche norma. Di solito ciò non avviene, ovvero non viene sorteggiata
la pratica e, trascorsi 20 giorni, il committente dà il via ai lavori.
Praticamente senza chiedere un permesso vero e proprio (pagando un
pegno però sì, ovviamente, ma sono cifre contenute, diciamo, rispetto
all’importo dei lavori). Quali sono i lavori che si possono fare con una DIAE?
Per esempio, dividere in due una casa SENZA modificare altezza e
facciate (l’aspetto esteriore e il volume devono rimanere invariati);
suddividere diversamente gli spazi interni, spostando pareti, aprendo
nuove porte, ecc; rifare completamente un tetto, un solaio,
ristrutturare completamente un edificio un po’ traballante; demolire un
edificio molto ammalorato e ricostruirlo pari pari con gli stessi
materiali; realizzare una autorimessa staccata dalla casa purché abbia
il soffitto basso e non sia più grande di un tot di metri quadri
(insomma perché non sia "vivibile", perché a nessuno venga in mente di
andarci a vivere dentro). In generale sono interventi che non modificano l’aspetto esteriore del fabbricato né la visuale complessiva dell’abitato, ecc.

Con il PdC si fanno invece gli interventi più consistenti: nuova
edificazione, rialzamento di un piano, ampliamento anche solo di una
stanza, modifiche sostanziali all’aspetto di un edificio
,
insomma. Per ottenere un PdC si presenta una pratica (assai più
corposa) al medesimo UTC, si pagano consistenti "oneri di
urbanizzazione", e si aspetta che la Commissione Edilizia si riunisca e
giudichi il progetto. Quando il progetto viene approvato (sempre che
venga approvato, o che non vengano chieste integrazioni, chiarimenti,
ecc) di solito sono passati molti mesi dalla richiesta, ma si può
tranquillamente parlare anche di un anno. Qual è lo spirito della
Commissione Edilizia? E’ quello di valutare attentamente le proposte di
edificazione che potranno avere un impatto visivo, ambientale,
paesaggistico, sul contorno. E’ quello di impedire che il territorio
venga "imbruttito", e che vengano lesi i diritti dei confinanti.

La proposta di Berlusconi è quella di tramutare in DIAE un tipico intervento da PdC ovvero l’ampliamento
(del 20%, a quanto ha detto): procedure più spedite, quindi, meno
incartamenti, meno spese, più accessibilità per tutti i portafogli.

Se si tratti di una vera e propria DIAE – ovvero se non ci sia bisogno di un minimo atto di assenso – ancora non è stato ben chiarito. Ed è qui che sta il nocciolo del problema. Perché se non ci fosse davvero bisogno di un OK dell’UTC, la procedura sarebbe davvero spedita, e invogliante. Il rilancio dell’economia a partire dal settore trainante dell’edilizia sarebbe assicurato. Ed inoltre, il
vero vantaggio sarebbe per tutti quei giovani che vogliono smettere di
fare i bamboccioni ma non possono prendere il mutuo perché lavorano con
uno stipendio vergognoso
(magari precario), e inoltre oggi
come oggi le banche prima di concedere prestiti ci pensano mille volte.
Facciamo il caso di una villetta da 120 mq: ampliandola del 20% possono
creare due appartamenti, da 60 mq per i genitori rimasti senza figli,
da 84 mq per il figlio che così avrà lo spazio per metter su famiglia.
E certo tutto ciò si potrà fare ad un prezzo molto inferiore di quello
di un acquisto ex novo. Magari non si hanno 250 mila euro per comprare
una casa nuova, ma 70 mila per ampliarne una esistente, è già più
facile trovarli.

Il
rovescio della medaglia è che senza una commissione che valuti gli
ampliamenti in progetto, si rischia la "deregolamentazione",

come qualcuno l’ha voluta chiamare tanto per riempirsi la bocca con
parole difficili e darsi importanza: in realtà, più semplicemente, si
rischia di riempire il Belpaese di obbrobri. E’ anche vero che l’abusivismo
non è una pratica proprio "sconosciuta" agli italiani: un occhio
esperto ne sa riconoscere parecchi, in giro – e specialmente andando
verso sud.
Così almeno si cercherebbe di invogliare i cittadini alla "legalità", almeno su questo fronte.

 

Totalmente da rigettare appare l’accusa di "rischio cementificazione", piuttosto.

Se
andiamo in giro per le nostre città, vediamo che la cementificazione è
ben altro: palazzi di piani e piani, centinaia di
appartamenti, costruiti da imprese sempre più tentacolari, che saturano
ogni lotto rimasto libero, senza tenere conto della reale domanda di
alloggi ma soprattutto della disponibilità di quattrini degli italiani.
E infatti moltissimi alloggi costruiti da mesi rimangono vuoti,
invenduti: andate a dare un’occhiata fuori (e guardate che prezzi si
ostinano a mettere, oltretutto). Però intanto il cemento è stato
gettato, pur se vuoto quel palazzo ormai sta lì. Ben altra cosa, sia in
termini di impatto urbanistico, che in termini economici, che in
termini "etici", di un genitore che vuole aiutare un figlio a
sistemarsi e gli concede un pezzetto della propria casa, gli presta i
soldi per allargarla un po’, e gli permette, finalmente, di lasciare il
nido parentale, in cambio di un nuovo nido tutto suo… non delle
banche!

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Anaffettività

Ho pensato tanto ad una persona, ultimamente, una persona che nel mio cuore è molto importante, ma che nella mia vita è assolutamente marginale. Non frequento molto questa persona, so sempre più o meno cosa fa, ma abbiamo pochi contatti.
Può l’anaffettività essere un’arma? O piuttosto è uno scudo? Voglio dire, le persone che si fanno vedere indifferenti e poco espansive lo fanno perché vogliono tenersi gli altri alla larga o perché piuttosto hanno paura degli altri? Ma forse le due cose concettualmente sono la stessa, non trovate?
Ho provato a pensare a questa persona nella intimità, quando fa l’amore con la sua ragazza. Anzi me la sono immaginata subito dopo, in un momento di tenerezza e di abbandono… Ma ho fatto una certa fatica. Anzi, forse mi sono immaginata un’altra persona, forse quella persona non esiste, l’ho voluta creare io per convincermi che alla fine siamo tutti uguali, che abbiamo tutti bisogno delle stesse cose, ma mi sono sbagliata. Che confusione.
Alla fine di tutto questo tortuoso riflettere, ti ho chiesto: ma perché fai così? Ma perché sei quello che ti fa sempre intendere che ti vuole bene, ma che potresti anche non esistere, tutto sommato, e non cambierebbe gran ché? Ma tu non mi hai risposto, cioè hai risposto con una battuta, hai fatto finta di non ascoltarmi. E chissà cosa stavi pensando in quella tua testa.

Questo post delirante è stato fortemente influenzato da un disturbo costante in sottofondo – mimadre che parla di qualsiasi cosa, ma la domanda è ancora chiara dentro di me e spero anche in chi legge: coloro che non si mostrano mai troppo attaccati agli altri sono forti o sono deboli? E in ciascuna delle due risposte, perché?
Sono forti perché dimostrano di riuscire a fare a meno degli altri?
Sono deboli perché hanno paura di affezionarsi e di mostrarsi vulnerabili?
Riconosco che ho scritto una certa serie di banali luoghi comuni. Purtroppo però, come recentemente ha scritto Filippo, le domande semplici hanno spesso risposte complicate. E niente affatto banali!

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Gran Torino

Quello che diceva Sergio Leone è pur oggi molto vero; eppure, di questa monoespressività Clint Eastwood ha fatto una preziosa caratteristica di bravura.  Non ho mai avuto un nonno, e se avessi potuto scegliere avrei voluto Clint Eastwood. Possibilmente con quel labrador Daisy al seguito. Andate al cinema, mi raccomando!
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Tenerezza

Giuseppe [il "padre" di Gesù] porta le tortore [per sacrificarle al Tempio], rannicchiate nel cavo di quelle sue mani da operaio, e loro, illuse, soltanto per la soddisfazione gli danno qualche beccatina alle dita ricurve a mo’ di gabbia, quasi volessero dire al nuovo padrone, Meno male che ci hai comprato, vogliamo stare con te.

José Saramago, Il Vangelo secondo Gesù Cristo
Come non commuoversi della bestiale tenerezza di codesti due animaletti. Ironia, simpatia, voglia di stare insieme, tutto velato di una sobria e impercettibile tenerezza. Questo il nostro è riuscito a trasmettermi con quel "meno male" e quel "vogliamo": pensare che due tortore provino sollievo, e desiderino la compagnia di un umano, fa proprio tanto sorridere.
Che mi piace Saramago era comunque già stato detto, qui.

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